Disegnare è più di un semplice passatempo.

Il disegno, oltre ad essere una delle attività ricreative preferite dai bambini, è anche considerato di fondamentale importanza per il corretto sviluppo cognitivo e delle abilità manuali.

Disegnare permette ai bambini di prendere coscienza ed elaborare tutta una gamma di emozioni che, per via della tenera età, ancora non sono in grado di esprimere a parole.
Da sempre l’arte, ed in particolare l’attività del dipingere, viene considerata un ponte tra l’interiorità di chi sta disegnando e il mondo esterno: sulla tela o sul foglio, insieme a forme e colori, si riversano emozioni, sensazioni e simboli che difficilmente potrebbero essere scritti o raccontati.

Allenare la propria creatività significa imparare a gestire le proprie passioni più profonde al di là del mero esercizio stilistico che comunque gioca il suo ruolo fondamentale nella forma dell’educazione alla pazienza, alla precisione e più in generale alla manualità.

Per quei bambini che presentano difficoltà nell’uso di strumenti grafici, ad esempio impugnano male matite e penne, è consigliabile correggere precocemente quest’aspetto, attraverso l’utilizzo di impugnature specifiche adatte alle loro esigenze che li indirizzino verso un’impugnatura corretta.

 

Dal punto di vista dei bambini, il disegno infantile, è la manifestazione di ciò che essi vivono nella loro quotidianità, ecco perché spingere i propri figli a disegnare è un ottimo modo per aiutarli ad imparare a conoscere sé stessi divertendosi.
Ciò che viene trasposto nei disegni è un pensiero di tipo visivo, dunque più emozionale, più vicino all’inconscio, diverso dal pensiero verbale il quale, essendo maggiormente articolato, è più simile al pensiero cosciente e per questo meno diretto. Si può dire che l’immagine mentale che il bambino ha delle cose e delle persone che lo circondano è allo stesso tempo precisa e concreta, ma anche approssimativa e sfumata.

Incoraggiando il bambino a disegnare, lo si spinge a fare esperienza di ciò che pensa e di ciò che sente: il disegno, una volta ultimato, diventerà qualcosa di tangibile che il bambino potrà confrontare con l’immagine che aveva in mente. Scatta allora un meccanismo singolare: ciò che prima era fumoso ed evanescente, l’immagine mentale, deve diventare il disegno sul foglio, acquista una sua autonomia e ne diviene dipendente. La sorpresa e la felicità che i bambini manifestano quando mostrano un disegno agli adulti, nascondono anche l’accettazione e l’elaborazione di qualcosa che magari era sfuggente o poco chiaro.

Le implicazioni psicologiche che stanno dietro ad un’attività apparentemente semplice come disegnare sono estremamente variegate e complesse, ma già un breve accenno come quello proposto poco sopra, dovrebbe dare un’idea di quanto sia grande e complesso lo sforzo cognitivo messo in atto dai bambini quando disegnano e dunque, di quanto sia importante che si cimentino in questo passatempo.

Questo aspetto diventa di fondamentale interesse se pensiamo a bambini con un disturbo dello spettro autistico, se c’è un’inibizione nell’area affettivo-relazionale ci sarà anche un’inibizione nell’aspetto comunicativo del disegno. Questo ritardo nel processo grafico sembra infatti essere legato all’area affettivo relazionale e non al QI.

Disegno dei Bambini: le fasi del disegno infantile

Tra i maggiori studiosi dei disegni infantili c’è Georges-Henri Luquet, filosofo francese che analizzò più di diecimila disegni di sua figlia, fino all’età di dodici anni. L’attenta analisi lo portarono ad individuare degli stadi attorno ai quali si sviluppa l’attività del disegnare dei bambini.

Prima fase: Scarabocchiare

Nei primi anni della loro vita i bambini “scarabocchiano”, questa attività si può spiegare come il loro tentativo di catturare sul foglio la propria attività motoria. Gli scarabocchi sono le tracce che il bambino lascia dei propri movimenti, trovare analogie tra il mondo e i propri disegni sarà uno stimolo a migliorare e a continuare a disegnare.

Seconda fase: Ricreare la realtà

La fase immediatamente successiva vede il bambino impegnato nel tentativo di ricreare la realtà che lo circonda. Tuttavia, deve fare i conti con le sue limitate capacità manuali e con la difficoltà di organizzare gli spazi sul foglio. Sostenere i bambini in questa fase li aiuterà a sviluppare la propria motricità fine e a prolungare i propri tempi di attenzione.

Terza fase: Realtà “Trasparente”

Superati questi ostacoli i bambini sono pronti per i primi tentativi di disegno realistico. In questa fase i bambini non disegnano la realtà per come la vedono, ma per come sanno che essa è. Tentano di catturare ciò che sanno in ciò che vogliono disegnare, ecco che le forme non si nascondono e la “trasparenza” la fa da padrone: vedremo i piedi dentro le scarpe, le persone sotto le coperte ecc.

Quarta fase: Disegno adulto

Infine, attorno agli otto-nove anni di età i bambini perdono questo modo di rappresentare la realtà in favore di un realismo adulto: i loro disegni non hanno più quelle caratteristiche peculiari che li definivano e spesso questa è la fase in cui i bambini perdono l’interesse verso i disegni perché vivono la frustrazione dovuta alle difficoltà incontrate nel ricreare la realtà così come la vedono.

È indubbiamente interessante vedere lo sviluppo infantile come un percorso che sia divisibile in tappe, ma ricordiamoci che esso non è mai lineare e può presentare progressi veloci così come battute d’arresto. Vorrei sottolineare come la “teoria delle tappe” qui proposta sia più che altro un percorso ideale ricco di spunti di riflessione, anziché un rigido cammino che scandisce con sicurezza lo sviluppo dei bambini.

Nei disturbi dello spettro autistico il disegno diviene fondamentale come strumento di comunicazione, basti pensare ai bambini con un disturbo dello spettro autistico non verbali che possono trovare nel disegno un utile strumento di comunicazione. Mi è capitato di riuscire ad entrare in relazione con un bambino autistico semplicemente mettendomi a disegnare accanto a lui.

Se tratto e rappresentazione sono i due elementi che per primi osserviamo nei disegni infantili, non è di minore importanza l’uso del colore. Il colore dà forma e vita alle cose disegnate e scegliere un colore piuttosto che un altro può dare molte informazioni sulla personalità del bambino. I colori aiutano i bambini a sviluppare percezione delle emozioni e ad introiettare qualcosa che le renda vive.
Ciò di cui possiamo essere “sicuri”, dunque, è il valore e l’importanza che noi adulti dobbiamo attribuire ai disegni dei nostri figli, consci dei benefici e delle abilità che essi traggono da questo passatempo.

Pier Paolo Pavarotti
Insegnante di sostegno (scuola primaria) 

 

Bibliografia:

“Lo Specchio dell’Io – Autoritratto e Psicologia”; Ferrari Stefano, Gius. La Terza & Figli Spa, Roma – Bari 2015
“Nuovi Lineamenti di una Psicologia dell’Arte”; Ferrar Stefano, CLUEB, Bologna 2012
“Il Disegno del Bambino” (pdf); Matkovic Tamara Viktoria, Tesi di laurea in Educazione prescolare Università Juraj Dobrila di Pola, Pola 2015